Cariatiweb.it

A PIETRAPAOLA IL MANUALE DEL LESSICO E DELLA CULTURA CONTADINA DI CHIARELLI

La presentazione a cura dell’associazione “Ricchizza” con i contributi dell’antropologo Gianfranco Donadio e del poeta Vito Sorrenti

Di Maria Scorpiniti

PIETRAPAOLA – Il fascino delle maestose rupi del borgo antico hanno fatto da cornice, nei giorni scorsi, alla bella presentazione del volume di Nicola Chiarelli, “Pietrapaola. Manuale di lessico e cultura contadina”, pubblicato da Consenso Publishing degli editori Zangaro. L’evento culturale, organizzato dall’associazione “Ricchizza” presieduta da Vincenzo De Vincenti, con gli intermezzi musicali di Pino e Alessio Salerno, è stato introdotto e coordinato dalla giornalista e scrittrice Assunta Scorpiniti, la quale ha definito l’opera “monumentale” per le oltre 600 pagine e le 12 mila parole dialettali contenute, molte delle quali non più in uso, tramandate da generazioni di pietrapaolesi. Una vera e propria ricerca sul campo – ha affermato Scorpiniti – di memorie radicate nell’oralità popolare che rischiano di perdersi con il passaggio generazionale, un lavoro decennale di indagine linguistica che fa andare indietro nel tempo e nello spazio, alla ricerca dei valori da tramandare ai posteri. 

Una memoria che, come ha spiegato con passione lo stesso autorenel suo intervento, risale alla sua fanciullezza vissuta a Pietrapaola, prima dell’emigrazione in Germania, racchiusa in ogni parola, presentata nella sua cornice sociale, antropologica eumana. Tantissimi, all’interno del manuale, i riferimenti alla civiltà contadina, i cui segni, quasi scomparsi, invitano a ripensare il rapporto dell’uomo con la terra per un presente e un futuromigliore.

Il libro è dunque un viaggio nel passato, come il percorsointrapreso per arrivare a Pietrapaola da Gianfranco Donadio, antropologo, documentarista e docente di Laboratorio di Etnografia Visiva dell’Università della Calabria. Partito da Cosenza, ha percorso la strada della Sila, con tappe alla Fossiata, Campana e Mandatoriccio. Una sorta di “preparazione” che lo ha fatto “penetrare” in quei luoghi che sanno di storia, di emigrati che ritornano e ripartono. Il viaggio come metafora, ha detto tra l’altro Donadio, tra le tradizioni che caratterizzano i centri storici dell’entroterra calabrese, ricchi di cultura e di elementi identitari che la pandemia ci sta facendo riscoprire. 

L’altro relatore, il poeta Vito Sorrenti, ha messo in risalto l’aspetto della nostalgia (“u scarminu”) e le sensazioni che hanno mosso l’autore, vissute nel momento in cui si vide costretto a lasciare il paese natìo per emigrare in Germania. Un lavoro di ricerca durato dieci anni e alimentato solo dall’amore per il proprio paese, che ha portato il Chiarelli a costruire “un’eccelsa cattedrale ove aleggia l’anima di Pietrapaola e vi dimora l’identità della sua gente e l’autenticità della sua parlata, della sua cultura e della sua storia.”Nella sua opera – ha concluso Sorrenti – va oltre la definizione del lemma o la spiegazione del suo significato, aggiungeinformazioni, modi di dire, imprecazioni, invettive, proverbi rintracciabili nella parlata pietrapaolese. 

Sono intervenuti anche: il sindaco Pietro Nigro; Luciano Crescente, autore della prefazione al libro; Giuseppe e Luigi Zangaro della Con-Senso Publishing; De Vincenti di“Ricchizza”, il parroco don Gianni Filippelli.