Don Gino Esposito: A Cariati i vescovi sono di casa e a casa.
Mons. Aloise: “Conosco la vostra bella vocazione marinara”.
Di Maria Scorpiniti
CARIATI – «Salendo per arrivare nel centro storico, ho notato molte barche al porto; conosco la vostra bella vocazione marinarae la vostra laboriosità, ma anche la solidità della fede dei vostri antenati, come quella del vescovo Eugenio Raffaele Faggiano e del Servo di Dio mons. Alessandro Vitetti, e una storia ricca di valori». Sono, queste, alcune parole pronunciate dal neo arcivescovo della diocesi di Rossano- Cariati, mons. Maurizio Aloise, che ha fatto il suo ingresso nella cittadina ionica sabato scorso, accolto da una comunità in festa. Nato a Catanzaro 52 anni fa, il nuovo presule proviene dall’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e succede a mons. Giuseppe Satriano, nominato arcivescovo di Bari-Bitonto.
Il suo arrivo al Ponte, entrata del borgo medievale, è stato salutato dai fuochi d’artificio, dai tradizionali confetti gettati sul capo dai fedeli, e dalla calorosa accoglienza da parte delle autorità religiose, civili e militari. Presenti, tra gli altri, i parroci della Vicaria, il vicario generale dell’Arcidiocesi don Pino Straface, don Giuseppe Scigliano, parroco a Rossano, originario di Cariati, alcuni sacerdoti di Squillace, città di origine di mons. Aloise, il sindaco Filomena Greco e i primi cittadini dei comuni limitrofi, il comandante della locale stazione dei carabinieri Nicodemo Leone. Dal Ponte, il percorso a piedi fino alla vicina piazza del Municipioper la cerimonia di benvenuto e l’omaggio dell’Amministrazione comunale. Nel suo saluto, il presidente del Consiglio cariatese, Francesco Cicciù, ha presentato al Presule le caratteristiche di una comunità complessa, dove però non mancano però le intelligenze e la voglia a collaborare per il bene comune, augurandogli una lunga e proficua permanenza in Diocesi e assicurandogli tutto il sostegno nella sua azione pastorale. Anche la sindaca Greco, dopo aver fatto una panoramica sui problemi sociali, aggravati dalla pandemia, che affliggono la comunità, in particolare famiglie e giovani, chiedendo supporto nella battaglia che si sta portando avanti per affermare sul territorio il diritto alla salute. Nel sottolineare lo spirito di accoglienza che contraddistingue da sempre i cariatesi e il ruolo del volontariato sociale per rispondere alle continue emergenze, ha affermato: «Oggi sentiamo forte la sua vicinanza, è già membro della nostra comunità e vogliamoiniziare con lei un nuovo percorso condiviso». Un invito che mons. Aloise ha colto con gioia: «Vengo per amare e servire tutti nel nome di Cristo – ha detto infatti – nella mia azione pastorale avrò uno sguardo privilegiato per le classi sociali più povere e sofferenti».
Dopo i saluti istituzionali, percorrendo le caratteristiche viuzze del centro storco addobbate dalle tradizionali coperte al telaio realizzate dalle donne cariatesi, mons. Aloise ha fatto il suo ingresso nella concattedrale San Michele Arcangelo, dove ha avuto luogo la solenne concelebrazione eucaristica. In apertura, il parroco don Gino Esposito, nel suo discorso di benvenuto ha evidenziato che a Cariati i vescovi “sono di casa e a casa” e che i cittadini si affezionano sempre al loro pastore. Questo perché, lo ricordiamo, prima del decreto Instantibus votis di Giovanni Paolo II del 30 settembre 1986, Cariati per cinque secoli è stata diocesi a sé, con il vescovo in sede. «Lei oggi viene a confermarci nella fede – ha affermato don Gino – che molti sembrano aver smarrita a causa della crisi economica e della crisi della famiglia, in particolare i giovani. Qui a Cariati, però – ha aggiunto – lei troveràlo zelo di mons. Vitetti e il ricordo di una storia illustre, fatta ditradizioni e valori, come la laboriosità degli abitanti e la grande emigrazione in Germania, una memoria che ritroviamo nei nostri anziani, autentici scrigni di valori». Al termine della solenne funzione, animata dal coro polifonico della Cattedrale, mons. Aloise si è intrattenuto in preghiera nella navata laterale della cattedrale neoclassica, che custodisce le spoglie di don Alessandro Vitetti.
Il neo arcivescovo dovrà prendere subito in mano l’annosa questione del risanamento del Palazzo Vescovile (XVII sec.), i cui lavori non sono mai iniziati nonostante la Giunta Regionale calabrese abbia deliberato, il 2 aprile 2019, di destinare allo scopo800 mila euro e sia stato firmato il protocollo d’intesa tra la Regione e la Diocesi di Rossano-Cariati.
I suddetti lavori, una volta ultimati, permetteranno di rimuovere l’ingombrante e fastidiosa impalcatura che dal novembre 2015 impacchetta il Vescovado, divenuta negli anni fatiscente e ricettacolo di rifiuti e di animali.