Ad affermare ciò è Giuseppe Arcangelo, membro della Commissione Nazionale Anci Pubblica Amministrazione, Personale e Relazioni Sindacali, nonché consigliere comunale del Comune di Pietrapaola (Cs) con una lettera indirizzata al Ministro Speranza, al Presidente De Caro ed ai Presidenti delle Commissioni competenti in materia.
Questo – afferma Arcangelo – rappresenta, in un tale momento di crisi del Sistema Sanitario Nazionale, la scelta risolutiva, oltreché l’unica dotata dei caratteri di legittimità, per consentire al livello territoriale più vicino alle esigenze dei cittadini di risolvere problematiche essenziali legate alla salute degli stessi.
Il Governo prenda immediatamente atto della Sentenza n. 247 del 04 Dicembre 2019 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della incompatibilità tra il ruolo di Presidente di Regione e quello di Commissario ad acta per la sanità. La Corte ha, infatti, ribadito che tale previsione normativa costituisce una palese ingerenza della sfera di competenza della Regione nella materia della salute.
Il Governo, non attenda, pertanto, il decorso del termine di 180 giorni stabilito nella Conferenza Stato-Regioni del 18 dicembre 2019, ma si impegni immediatamente a dare attuazione al Patto per la Salute 2019/2021, mediante il quale le Regioni e lo Stato sancivano la loro intesa anche sulla rivisitazione della procedura di nomina dei Commissari ad acta, optando per la nomina dei Presidenti di Regione.
Il Ministero deputato, quindi, adoperi immediatamente tale scelta: nomini, ove occorra, commissari ad acta alla sanità i Presidenti di Regione, e lo faccia nell’esclusivo interesse degli italiani.
Ed allora, mai come in questo momento, in particolar modo in Calabria, si avverte il bisogno che la gestione della materia della tutela della salute passi integralmente nelle mani della politica, unica deputata a scelte più confacenti all’effettiva attuazione dei diritti dei cittadini calabresi.
Da qui, la questione improcrastinabile della ri-apertura delle strutture ospedaliere fondamentali e strategiche per alcune zone della Calabria, nello specifico, dell’Ospedale Vittorio Cosentino di Cariati (Cs). Una struttura – quella cariatese – chiusa nel 2010 e che, ad oggi, è meramente un centro di assistenza primaria territoriale (Capt). Un’inefficienza, questa, che lascia allo sbando 100mila calabresi residenti nel circondario della struttura ospedaliera.
Qui, in Calabria, abbiamo sete di sanità. I calabresi hanno paura di ammalarsi o di subire un mero infortunio durante la vita quotidiana.
E’, dunque, opportuno riformare il Sistema Sanitario Regionale e rigenerare il Piano di Rientro del disavanzo del medesimo Sistema, ed è necessario che, a farlo, sia, in ossequio al “mai” applicato principio del decentramento amministrativo italiano, la classe dirigente più vicina al cittadino che, quindi, dovrebbe meglio farsi carico e conoscere le reali esigenze degli stessi.
In Calabria, e comunque, nelle Regioni interessate dalla medesima problematica, adoperare una scelta del genere, significa restituire rispetto e dignità alla vita ed alla salute della persona umana.