L’ex direttore sanitario dell’ospedale di Cariati, Michele Caligiuri: “Tecnico con esperienza”
(da “Il Quotidiano del Sud” del 12 novembre 2020) di Maria Scorpiniti
CARIATI – Al di là delle affermazioni “colorite” cui Giuseppe Zuccatelli, nuovo commissario ad acta per la sanità in Calabria, si è lasciato andare in un video dei mesi scorsi, che hanno sollevato un coro di no alla sua nomina, bisogna riconoscere che è un tecnico con esperienza sui Piani di Rientro del debito sanitario. E in Calabria, di debito ce n’è tanto. Per questo non può fallire.
A spezzare una lancia in favore di Zuccatelli, che prende il posto lasciato da Saverio Cotticelli, è l’ex direttore sanitario dell’ospedale di Cariati, Michele Caligiuri. Una voce fuori dal coro, com’è nel suo stile, che si alza da parte di un esperto in sanità allarmato per la gogna mediatica che si è abbattuta sul manager romagnolo, a cui invece augura buon lavoro. Ha voluto fare il simpatico, afferma il dottore Caligiuri, com’è nel costume della sua gente, ma in questi giorni, negli attacchi al suo indirizzo, non si accenna mai a coloro che hanno distrutto la sanità calabrese e che ora vorrebbero tornare in auge agganciandosi al carrozzone dei detrattori del neo commissario ad acta.
«Da calabresi dovremmo farci un esame di coscienza – considera l’ex direttore sanitario di Cariati – senza cedere alla tentazione di destinare la nostra giustissima rabbia verso un capro espiatorio,che andrebbe ricercato nei delinquenti che hanno fatto sì che la Calabria fosse commissariata. Sono le stesse persone – aggiunge amareggiato – che hanno chiuso il nostro ospedale Vittorio Cosentino di Cariati: un fiore all’occhiello della sanità pubblica».
Caligiuri non nasconde il suo sconcerto per le note affermazionidi Zuccatelli e di aver criticato la sua visione dell’organizzazione sanitaria calabrese, ma tutto ciò, dice, rientra nella dialettica e nel confronto civile alla base di ogni discussione; chi parla, precisa, non conosce le sue molteplici e trentennali esperienze nel settore, né i risultati ottenuti dal manager nelle varie regioni italiane.
A questo punto, il professionista cariatese si lascia andare a un flashback: «Ascoltando Zuccatelli – ricorda – mi vengono i mieitrascorsi universitari a Parma, dove arrivai in una fredda giornata autunnale del 1970 da classico “ tamarro” calabrese: barba e capelli lunghi, cappellaccio, mantello nero a mò di brigante». La scelta della città fu dettata dall’amicizia fraterna con Enrico, racconta, che quando lo vide in quelle condizioni accennò ad un sorriso di circostanza; dopo qualche settimana di frequentazione con gli emiliani-romagnoli, continua Caligiuri nel suo racconto, i suoi connotati erano cambiati e, cosa importante, aveva capito che quella gente, per simpatia, era uguale ai calabresi.
«In Zuccatelli – considera infine Caligiuri – ho rivisto il classico “sborone” romagnolo che, in un contesto sociale diverso dal suo, ha voluto fare il simpatico, ma questo nulla ha a che fare con la sua professionalità. D’altronde – conclude – è un medico e proviene da una terra fatta di persone da cui abbiamo molto da imparare, soprattutto nel settore dell’organizzazione sanitaria».