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LUIS SEPÙLVEDA, IL RICORDO DELLA LA SUA VISITA IN CALABRIA, IL SUO IMPEGNO PER UN MONDO PULITO E GIUSTO

Questa foto mi è molto cara, e la pubblico per rendere anch’io omaggio allo scrittore del sogno e della libertà, Luis Sepùlveda, rimasto vittima, purtroppo, dell’implacabile male di questo nostro presente chiamato Coronavirus.
E per ricordare la sua prima (e credo unica) visita in Calabria, nel 2004, in occasione di un incontro culturale che si è svolto nel Castello Ducale di Corigliano, in cui è intervenuto sui suoi romanzi, a partire dal best seller mondiale “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”, e con continui riferimenti all’incessante impegno politico ed ecologista.
Il suo parlare al pubblico all’inizio mi era sembrato un po’ burbero, ma poi ho capito che era il modo appassionato, da “escritor de sinistra”, come lui stesso si è definito, con cui esprimeva le sue idee di combattente in prima linea per un mondo più giusto. Ricordo anche la grande gentilezza, nel dedicarmi, a fine incontro, la sua attenzione esclusiva per un’intervista (ero giornalista del “Quotidiano” e per “Il Crotonese”).
Non potevo non chiedergli del suo essere scrittore da par suo, capace di parlare all’anima della gente, ad ogni latitudine. “Lo scrittore – mi ha detto – deve sentire la voce emozionale della sua gente, del suo paese, e deve scrivere bene, se vuole partecipare al progresso”. E questo non solo per contribuire a vedere meglio le cose. “A cambiare il mondo – mi ha spiegato – devono essere gli uomini, con la partecipazione, il coraggio civile, i loro sforzi, specie i popoli di paesi dove sono accentuate le differenze tra sud e nord”.
Il grande Sepùlveda vedeva, infatti, molte analogie tra la sua terra sudamericana e la nostra; e quando, a tal proposito, gli ho chiesto, quale deve essere la partecipazione dell’uomo comune in contesti come possono essere la Calabria o il Cile, in perenne difficoltà o emergenza, mi ha risposto: “Andando sempre a votare… il voto è lo strumento più potente ed efficace per trasformare la società” (su questo invito a una profonda meditazione…).
Tra le tante cose belle che ricordo di quell’incontro, la tenerezza con cui ha parlato dei bambini, indicando la “Storia di una gabbianella” come la storia “più difficile” tra quelle scritte, nata “dal rispetto per i piccoli lettori, dalla riflessione sulla letteratura manipolata che si propina ai ragazzi senza tenere conto del loro mondo virginalmente poetico, della loro immaginazione pura”. E, ancora, la sua definizione di felicità: “Nel libro ‘La frontiera scomparsa’ il protagonista ‘anda’ in cerca della felicità; io la ritengo un’utopia, un sogno, che ognuno vive a suo modo… a me è capitato di viverla quando ho detto ai miei figli appena nati: benvenuto a questo mondo che m’impegno a rendere migliore di quello che ho trovato!”. Grazie, Luis Sepùlveda, tu hai sempre osato volare, ora tocca a noi.
(Assunta Scorpiniti)